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Bruno Fael

  
Bruno Fael (1935) è uno degli artisti contemporanei più dotati ed efficaci nel comunicare, con immediatezza, emozioni, colori e bellezza. Melomane appassionato e spirito ribelle, autore e interprete di musica originale (pubblicata anche in vari CD), conosce profondamente le tecniche della pittura e le norme della musica, soprattutto, è dotato di una sensibilità straordinaria nell'esprimere e tradurre il suo animo e le sue passioni in colori e suoni.
Di particolare rilievo sono le sue sculture e opere monumentali in cemento armato tra le quali vanno ricordate "Il Guardiano delle Stelle" (Ain Soukna/Egitto - Resort Stella di Mare), "African Dream" (Malindi/Kenya - Tropical Village), 10 monoliti (Malindi/Kenya - Mwembe Resort), "Harmony" (Malindi/Kenya - Dream of Africa Hotel).
Bruno Fael, che ha frequentato le avanguardie pittoriche più avanzate, con la sua pittura ha anche saputo scandire il ritmo visivo del cinema, del teatro, della musica. Appartiene a quella generazione di artisti che hanno totalmente mutato l'essenza e la forma della pittura astratta, cercando di far percepire attraverso le opere l'essenza dell'intenzione pittorica.
A partire dagli anni Sessanta, un'infinità di mostre collettive e personali in Italia e all'estero hanno portato Bruno Fael ad essere riconosciuto ed apprezzato a livello internazionale. Ne sono esempi: "Pittore dell'anno 2005", la Via Principale del Resort Stella di Mare a lui dedicata nel 2005 "Bruno Fael Street", il Premio alla Cultura e alla Carriera presso il Circolo della Stampa di Milano nel 2010 e il Premio Inghilterra alla Carriera ricevuto nel 2011 a Macclesfield (U.K.).

Dipingere la musica

Una grande mostra evento al Seven Stars di Milano, in Galleria Vittorio Emanuele, nelle Sale del Re, è l'ultima realizzazione come mostra spettacolo di Bruno Fael.
L'artista ha creato 12 opere ispirate alla musica aleatoria da lui composta, arrangiata elettronicamente, avvalendosi di un tecnico multimediale questi lavori su grandi tele sono stati trasportati su DVD affinchè lo spettatore possa seguire segno per segno e colore per colore la costruzione dell'opera stessa. Tale DVD è da considerare una novità assoluta nel campo dell'arte e da collocare fra le installazioni più interessanti degli ultimi anni.
Bruno Fael, negli anni ottanta, da sempre appassionato dal colore e dalla musica crea il primo apparecchio chiamato Cromatron per proiettare i colori sul corpo umano e restaurare l'aura cromatica, producendo così un benessere fisico alla persona che usufruiva di tale proiezione. Fael, architetto delle vibrazioni sonore, costruì in seguito un apparecchio chiamato Fonatron che emetteva suoni con la stessa lunghezza d'onda del colore (rapporto Hertz e Angström ), creando così la fonocromoterapia, eterna magia dell'innesto osmotico dell'onda del suono nel fiume del colore.
In particolare Fael trova nella specificità dei linguaggi e delle forme musicali gli stimoli per una rielaborazione del tutto originale della pittura, prendendo la musica stessa (che ha composto per l'occasione) come modello cui richiamarsi nel faticoso processo di definizione di una pittura totalmente indipendente dal referente naturalistico, o meglio, capace di ritrovare nella specificità dei propri mezzi espressivi nuove possibilità formali.
Bruno Fael sostiene una diretta e programmatica influenza nell'interpretazione dell'astrattismo, dove l'analisi dei suoni viene proposta come punto di partenza metodico per la creazione di un'opera d'arte. Egli parte dalla considerazione che la stessa percezione di un dipinto è di ordine pittorico-musicale, dove le impressioni musicali si trasformano in evento pittorici e viceversa, ovvero la traduzione percettiva di fatti musicali in dipinti.
Nella concezione di Bruno Fael l'uso di termini musicali per definire un quadro non deve essere interpretato come un semplice accostamento analogico, bensì come l'espressione di una realtà percettiva e di un particolare convincimento teorico: la musica che accompagna e contribuisce alla creazione di un'opera d'arte . La sua necessità interiore è quella di trasformare le sue impressioni percettive in eventi concreti e particolari, per passare dalla risonanza psichica alla percezione della realtà.
La convinzione di una comunicazione a livello spirituale porta a mettere in atto un fenomeno musicale e visivo, per arrivare alla definizione di una "forma" che non si ferma solo alla rappresentazione grafica, ma che sia capace di infondere contenuti espressivi e spirituali in grado di mettere in comunicazione e in sintonia con il fruitore dell'evento.
Bruno Fael, con questa manifestazione, giunge ad un accostamento strutturale tra musica (interpretata come arte del movimento) e pittura, tra il tempo (nel senso di misura del movimento) e lo spazio consolidato dalla creazione pittorica. Egli vede nella musica quell'arte che, per eccellenza, riesce a rendere manifesto il proprio contenuto interiore per trasformarlo in immagini.
La musica serve quindi alla pittura come modello da seguire per un radicale rinnovamento interno e per far comprendere questa interiorità anche all'osservatore. Per Bruno Fael l'opera deve essere scoperta passo dopo passo, seguendo la lettura di uno spartito musicale, secondo un tracciato segnato dall'artista stesso e colto dallo spettatore più attento.

Eraldo Di Vita

OPERE
Cliccare sull'opera per ingrandirla.
Labirinto Balletto
Chevauchée Dinamica
Eroica Oasi
Sinfonia rossa Unisono

La musica prende forma

Poichè il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso sull'anima,
si può dunque indirizzare l'arte pittorica del futuro nell'uso del colore come suono
e ripartire la pittura in composizioni semplici (o melodiche) e complesse (o sinfoniche).


Wassily Kandinsky

Quando la musica prende forma. Ecco il primo "problema", squisitamente tecnico: iI musicista ha a disposizione otto ottave, con un rapporto tra le note di 2:1. Lo spettro visibile dei colori ha lo stesso rapporto, tra i circa 1400 dell'ultravioletto e i 700 millimicron dell'infrarosso. Ma si tratta di una ed una sola "ottava"... Ebbene, al pittore, come al musicista si chiede di comporre sinfonie.
Basterebbe questo fatto, concreto ed evidente per analizzare con un nuovo sguardo le opere e, quindi, per comprendere l'importanza e l'ambizione del nuovo lavoro di Bruno Fael. Una tela così come uno spartito musicale, divengono molto più profondi se possono essere espressi, capiti e tradotti con l'impiego contemporaneo di molteplici mezzi come audio, suoni e video senza tralasciarne l'ambientazione. Non solo, intervengono anche le affinità chimiche e interpersonali, le emozioni e le reazioni che si scatenano ove si raduna un grande pubblico. Bruno Fael è uno degli artisti contemporanei più dotati ed efficaci nel comunicare, con immediatezza, emozioni, colori e bellezza. Melomane appassionato e spirito ribelle, autore e interprete di musica originale, (pubblicata anche in vari CD), conosce profondamente le tecniche della pittura e le norme della musica, ma soprattutto, è dotato di una sensibilità straordinaria nell'esprimere e tradurre il suo animo e le sue passioni in colori e suoni.
L'opera "La musica prende forma" ha una genesi lontana, una costruzione meditata: nel 1988, ascoltando brani di musica aleatoria, Bruno Fael fu colto dall'urgenza di tradurre di getto i suoni che giungevano a lui in forme e colori, trasponendone le emozioni e i pensieri sulla tela. Racconta: "Fui colto dallo stupore, mentre stavo dando le ultime irrefrenabili pennellate, di udire un ritmo provenire dalla tela. Illusione o seducente prospettiva, fu così che da quella indefinibile sensazione nacque una "produzione nascosta" delle mie opere. Una serie di quadri dei quali sino ad oggi non ho mai rivelato il significato segreto che comunicano attraverso, eppure questa produzione sintetizza il mio modo più autentico di esprimere emozionalmente la validità  di un'opera".
Già a partire dagli anni Ottanta aveva ben identificato il connubio, anche teorico, tra la pittura e la musica aleatoria, ma solo ora, dopo anni di tentativi ed esperimenti condotti all'insaputa anche dei collezionisti più assidui frequentatori del suo Studio - una fucina di idee, esperimenti, discussioni, saperi e sapori - Fael decide di trasformare in opere d'arte, i suoni della propria musica aleatoria con note improvvisate che nascono nel suo cuore.
Nella musica aleatoria, sviluppatasi dagli anni Cinquanta in avanti, il compositore ricercava la collaborazione creativa dell'interprete tramite una reinterpretazione del concetto musicale e conferendo agli interpreti o al pubblico stesso, una certa libertà improvvisativa, secondo la casualità del momento, non senza un certo grado di dissacrazione.
Fael porta questi parametri molto più avanti, in un continuo incontro tra un particolare suono o tono e la necessità di dipingerlo, non narrando in musica quanto dipinge, ma creando opere che ogni volta verranno in realtà reinterpretate e ricreate in mille maniere diverse dando vita ad uno spettacolo libero, originale e innovativo ma emozionalmente personale. Il connubio musica-colore in questo caso non si riduce nella produzione di note vaganti di fronte a un quadro, ma assegna alla pittura una dimensione temporale in similitudine a quella della musica, e in questo ambito sviluppa quello che la cultura d'Europa e l'energia del Nuovo Mondo avevano iniziato in un fiorire di esperimenti e riflessioni teoriche concentrate sul rapporto tra arte e musica.
L'idea di Fael arriva così ad evolvere il concetto di Kandinsky di un'arte in cui la compresenza dinamica di mezzi diversi (il colore, il suono, il movimento) avrebbe consentito le vibrazioni interiori profonde capaci di far risuonare in vari modi l'anima del fruitore. Ma Fael non può dimenticare la Storia della cultura artistica di stampo prettamente europeo che ha sempre assimilato e quindi non si limita a colori e suoni in libertà tipici della scuola californiana, nè parte solo da un "grado zero" della pittura ma evolvendo il Kasimir Malevich del nero su nero e bianco su bianco.
Questa multimediale presentazione delle opere, che tuttavia rifugge dai tecnicismi obbligati e dalla casualità apparente dei computer, rivendica non solo l'occupazione dello spazio (tele, strumenti musicali, ambiente, aura, stati d'animo, presenze fisiche) ma riguarda il meccanismo molto più complesso della sua organizzazione. Le immagini pittoriche non hanno perduto nulla della loro diversità cosmica, ma anzi acquistano una loro autonomia oggettiva, liberandosi dalla percezione della sola vista.
Fael crea così nuovi condizionamenti del campo visivo in perpetuo movimento, grazie all'operazione percettiva basata sul tempo. Un ambito sconosciuto alla pittura, ma basilare nella musica.
Una nuova opera monumentale, eppure quasi immateriale, di Bruno Fael che offre al pubblico la pluralità dei piani spaziali e sensoriali, obbligandolo a riesaminare la complessità psicosensoriale del fenomeno visivo puro.

Luca M. Venturi
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