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MIRTA CACCARO
Il linguaggio delle forme

LA "NUOVA ASTRAZIONE INTELLETTUALE" DI MIRTA CACCARO
L'astrazione di Mirta Caccaro si propone di investigare regioni del territorio estetico fino ad ora inesplorate, trascurate o ignorate, aree che in precedenza erano considerate tabù per l'arte in generale (pittura, letteratura, poesia).
Volere collegare tra loro arte astratta e letteratura è come voler riconsiderare una parte della vita umana (onirica, estetica, visionaria e spirituale) nonchè una zona in cui possono fiorire idee estremamente interessanti, come accade a Mirta Caccaro nelle rievocazioni del "Cavaliere inesistente" (1959), il romanzo di Italo Calvino, l'autore che nelle sue pagine alterna realismo e favola, uno stampo in cui colare i problemi fomdamentali dell'uomo o il modo in cui uma personalità morale si realizza muovendosi in una società spietata come la nostra.
Desiderando l'unione tra figurazione (racconto) e forma astratta (dipinto) la Caccaro indaga sulla relazione tra la poesia e la bellezza, il punto di incontro in cui si riuniscono i contenuti e le forme.
Ogni artista astratto è un caso a sè. Il caso della Caccaro è quello dell'identità tra corpo e idea: idea come impianto della memoria, materia come corpo della pittura. Più che essere astrattista, quindi, la Caccaro parla in termini di astrazione per poter poi trasportare sul supporto quello che prova in termini reali.
La pittura astratta della Caccaro vuol fare emergere il significante, il desiderio, la credenza, la preferenza e i gusti dell'artista e fa di tutto per aiutare a definire il ruolo dell'arte nella cultura contemporanea, per trasformare una struttura narrativa già esistente (racconto o favola) in forma e colore, per dimostrare attraverso l'astrazione la significazione del soggetto di rappresentazione (narrativa o poesia). Astrazione come rappresentazione di una realtà psicologica vissuta in quel preciso istante, pittura atta a focalizzare ciò che altrimenti non potrebbe essere visto o descritto.
L'obiettivo della pittura della Caccaro è semplicemente quello di rimanere aperta alla ricchezza e al peso della storia culturale. La sua astrazione non è intesa come piacere della vista immotivata (guardare senza scopo) o identificazione di colore accanto ad altro colore, ma si presta ad una lettura molto più attenta, dove gli spettatori possono interpretare il lavoro astratto e le sue intenzioni. Il fruitore di un'opera d'arte astratta sa benissimo come interpretarla. Come diceva Klee: "Ciò che vedi nell'astratto è quello che stai cercando e dopo un iniziale disorientamento puoi liberare la tua fantasia e navigare nel mondo virtuale che più si addice alle tue esigenze interiori".
In definitiva l'astrattismo vero come quello di Mirta Caccaro non deve considerarsi come un atto di conversione o di derivazione del figurativo ma viceversa: partire dall'astrazione per comprendere il reale, deve nascere cioè dall'esigenza primaria artistica di semplificare e modificare l'ambiente reale che ci circonda e deve riuscire a liberare i nostri più emotivi stati d'animo e le sensazioni psicologiche estrinsecate attraverso la forma e il colore.
Noi l'abbiamo scelta e crediamo nell'arte di Mirta Caccaro, certi che sentiremo parlare sempre più spesso di lei e del suo lavoro.

Eraldo Di Vita  
OPERE
Cliccare sull'opera per ingrandirla.
Carta blu
2001
Cavallo in viola
1999
Senza titolo
1999
Senza titolo
1999
Senza titolo
2003
Senza titolo
2003
Senza titolo
2003
Senza titolo
2002
Senza titolo
2002
Senza titolo
2002
C. C 68 Come cavalli 1
1996
C. C 68 Come cava1lli 2
1996
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