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Luciana Mayer - I Collage mito-poetici

Il curriculum artistico di Luciana Zanelli (in arte Luciana Mayer) è ormai codificato dalle mostre personali e dalle critiche che ha già ottenuto nella sua carriera, dal 1976 ad oggi, con esposizioni a Legnano, Firenze, Rapallo, Milano, Venezia.

I suoi esegeti sono stati Monteverdi, Sangiorgi, Della Noce, Dario Cherubini e numerosi altri.

Il collage apparì per la prima volta agli inizi del Novecento. Artisti come Picasso e Braque cominciarono incollando e aderendo oggetti quali legno, carta e metallo alla tradizionale tela.
Presto, molti altri artisti usarono questo metodo creativo in varie maniere (Villeglè, Rotella) e adesso il collage (Papier-Collè) è una tecnica molto familiare nell'arte contemporanea.
Ma qual'è l'obietivo del collage? Senza dubbio quello di comunicare un messaggio visivo o uno stato d'animo proprio dai modelli e dal contenuto.
Luciana Mayer ha saputo personalizzare il collage dando dei titoli coerenti alle sue opere e creando un universo metafisico che parla agli occhi, ma che si rivolge anche e soprattutto alla nostra capacità di amare i sogni, di tornare i bambini delle fiabe, di indagare il nostro inconscio, di comprendere la ricchezza della nostra cultura e della nostra storia.
Opere come: "Quando il gioco si fa duro", "Notte di sogni", "La storia del caffè" o "Arte dell'abito", ricordano che l'immagine non è altro che la traduzione in termini percettivi di forme e sensazioni che abitano lo spazio silenzioso della memoria creativa.
Queste opere sono l'approccio alla realtà di colei che, dopo aver osservato il mondo, lo restituisce sotto forma di immagini e colori in una dimensione mito-poetica.
Nelle sue opere, la Mayer muta la disposizione degli elementi così da costruire un codice magico-istintivo, generando commistioni di linguaggio e colore, come delle mappe di una geografia esistenziale che trova il suo punto di convergenza nell'idea di pervasività culturale.
I collage della Mayer mostrano i limiti della pittura e suggeriscono una via per raggiungere un obiettivo artistico a cui quest'ultima non può più aspirare, proprio a causa dei suoi stessi limiti.
E' evidente che il collage di questa artista possiede un'identità storica che la distingue da altre forme di arte visiva in quanto si avvale di elementi già esistenti, convenzionali e codificati e li trasforma in altri a suo piacimento, per dar loro un diverso significato: "Io c'ero" o "Vite bevute" ci dimostrano che con il gioco di modificare il contenuto delle regole si può raggiungere un senso di controllo su ciò che si esprime e di sicuro ogni espressione artistica è un riflesso di questo processo di trasformazione.
E' nel collage, in particolare, che questa trasformazione delle regole può raggiungere, come nel caso della Mayer, la sua realizzazione più poetica e delicata.

Eraldo Di Vita

OPERE
Cliccare sull'opera per ingrandirla.
La storia del caffè Senza titolo 1
Senza titolo 2 Sono buoni
Come sono Angeli
Conquistane due Io c'ero
Arte dell'abito Quando il gioco si fa duro
The future Vite bevute
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