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L'informalismo formale di Claudio Stefanelli

Claudio Stefanelli nasce a Tuglie (Lecce) nel 1949, ma poco dopo la sua famiglia si trasferisce a Pescia, in Toscana, dove vive e lavora.
Ha frequentato l'Istituto d'Arte di Lucca, quello di Pistoia e l'Accademia di Belle Arti di Firenze, seguendo i corsi dei professori Breddo e Loffredo.
L'artista ha già effettuato numerose mostre collettive e personali in Italia e all'estero, fra le quali ricordiamo la personale alla Fondazione-Museo di Remo Brindisi, la partecipazione alla Prima Biennale di Città di Gallipoli e la collettiva "Giovane Arte Italiana" a Lido di Spina.
Nei primi anni Novanta le opere che hanno caratterizzato il suo ventennale percorso artistico, hanno costituito una mostra itinerante , dal titolo "Dalle nature morte alle forme" che è stata ospitata in varie città tedesche della Westfalia a partire da Unna (Hellwey Museum) e poi a Munster (Galeria Horten), a Lundenscheid, Bochum ecc.
La stessa mostra, una volta rientrata in Italia, è stata ospitata nel suggestivo scenario del Castello di Baggiano, in Valdinievole.
Dal 1983 Claudio Stefanelli alterna la sua attività artistica con l'incarico presso il Comune di Pescia di Direttore dei Civici Musei d'Arte.
Una delle ultime personali dell'artista pesciatino si è tenuta negli USA (Boston) alla Gold Smith Gallery.
L'astrazione di Claudio Stefanelli reinventa uno stile e afferma una tendenza in contrapposizione ad un'altra: pittura che diventa scultura e viceversa. Quello dell'artista pesciatino potrebbe definirsi un "informale che parte dalla forma per diventare materia". Le figure che Stefanelli riporta sulla tela non si possono definire né formali né informali, sono una categoria a sé stante, come per la poesia ermetica. "Le forme informi e l'informalismo formale" si mescolano tra loro nella personale pittura di Claudio Stefanelli, che trasforma la logica delle classificazioni, così come sono state intese dal classicismo nei due secoli passati, facendo una specie di "rivoluzione linguistica strutturale" e ridefinendo in modo personalissimo l'astrazione, che diventa tensione spirituale, dove non c'è differenza tra la forma riconoscibile e quella astratta, perché entrambe si amalgamano e si compendiano. In tale contesto, in cui tutto è contrapposto a tutto, Claudio Stefanelli sente l'esigenza dell'illusione tridimensionale dell'opera e la realizza con questo intento, confermando ancora una volta la complementarietà tra figurazione e astrazione. Claudio Stefanelli ha oltrepassato con la sua arte la "cultura della contrapposizione" e l'opposizione astratto-figurativo che caratterizzava l'arte del passato prossimo. Stefanelli, in definitiva, ha superato ogni idea di conflitto concependo il proprio astrattismo in termini figurativi, poiché è vero che dietro ogni astrazione vi è figurazione e che la figurazione è sempre un elemento di vulnerabilità all'interno dell'astrazione. Le opere di Claudio Stefanelli conciliano le due cose: i sogni utopici di Max Ernst e i desideri mitopoetici di De Kooning; egli concede un'opportunità per il rinnovamento della forma, creando una situazione in cui l'astrazione è ancora una volta aperta alla possibilità di diversi tipi di significato e di interazione con altre forme, comprese quelle tra la cultura di massa e l'intellettualismo costruttivo, aprendo la pittura alle relazioni col mondo fisico e spirituale che la circonda. Opere come "Natura morta" del 1970 (1° Premio al Concorso Nazionale "La Tavolozza d'Oro"), "Pinocchio, l'epilogo della fiaba" del 1975 (Collezione Pubblica del Parco Monumetale di Pinocchio a Collodi), "Anna" del 1983 (Collezione Pubblica del Museo d'Arte Moderna di Turania), "Il vecchio e la bambina" del 1984 (Primo Premio al Concorso Nazionale Oscarmuvia), "Grande forma "del 1990 e le ultime astrazioni, ci fanno capire la poliedricità artistica di Claudio Stefanelli e come i suoi lavori siano esempi di simbiosi tra concettualità, astrazione, figurazione ed emotività ed esprimano quanta unità linguistica si possa trovare in opere che prendono corpo attraverso un razionale processo di formalizzazione: la luce, la profondità, le relazioni tra forma e colore, la viscosità dei materiali, la loro stessa matericità, gli spessori e le trame sono tutti elementi che pongono l'accento sul concetto di bellezza e di qualità della pittura, al cui interno convivono realtà diverse, anche contraddittorie, echeggiano esperienze che nel porsi in relazione alla società attuale e alle sue acquisizioni tecnologiche, di essa delineano l'identità di un equilibrio dato dall'unione degli opposti e dei contrari, che si cercano e si conciliano, la dialettica formale- informale e astrazione-figurazione. Le opere di Stefanelli sono leggibili sotto ogni punto di vista. Il loro linguaggio è quello della più chiara comunicazione, in cui sono presenti tutte le facoltà individuali dell'artista:estetismo, romanticismo, intellettualità e lirismo. Certe figure sembrano avvolte in un lenzuolo di lino, sotto il quale esse si muovono. Le fattezze dei loro corpi e i volti astratti li puoi solo immaginare con le sembianze che desideri. I singoli elementi dell'opera di Claudio Stefanelli non possono essere considerati segni autosufficienti e ogni elemento diventa un tassello di un puzzle linguistico.L'opera stessa (astratta o figurativa) acquista valenza soltanto attraverso un modello linguistico che è arrivato ad invadere i regni della scienza politica, della sociologia e dell'economia, dove l'astrazione diventa realtà e viceversa. Dal punto di vista tecnico siamo di fronte ad una personale interpretazione della figurazione e dell'astrazione; nella prima dominano la monocromia, la trasparenza e la profondità, come se fossimo davanti ad una vera e propria scultura, mentre nella seconda imperano costrutti intellettuali e viscerali che contestualizzano materiali increspati e ricamature colme di tensione emotiva;un'arte che consente di raggiungere un più ampio ventaglio di idee, includendo ciò che è puramente intellettuale, ma senza negare le controparti che creano equazioni senza tempo. In coclusione le opere di Claudio Stefanelli non appartengono né al mondo puramente astratto né quello reale, ma sono da collocarsi in uno spazio del divenire, non ancora completamente scoperto e analizzato: esse alludono ad una reale trasformazione del modo di fare arte.

Eraldo Di Vita  
OPERE
Cliccare sull'opera per ingrandirla.
Natura morta Natura morta
Pinocchio, l'epilogo della fiaba Figure sedute
Maternità Figure
Abbraccio di forme Grande forma
Senza titolo Novantacinque per novantacinque
Cinquanta per cinquanta per quattro Novantacinque per novantacinque per due
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