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Lorella Mandis:
"Psicanalisi di un volto"

Lorella Mandis nasce a Mogoro (OR), dove vive e lavora.
Il talento per il disegno emerge fin dall'infanzia, stimolata dall'atmosfera artistica nell'ambiente familiare.Approda alla pittura nel 1982 e fin dall'inizio la voglia di comunicare la porta a spaziare e a ricercare molteplici linguaggi espressivi.
Nel 2002 vince il Primo Premio "Oasi Paradiso" a Cagliari a da allora partecipa a numerose mostre personali e collettive in tutta Italia e all'estero, fino al "Nobel dell'Arte" di Montecarlo.
Consegue molti altri riconoscimenti come: Primo Premio di Pittura Curcuis", "Coppa Italart-Cremona".
Nel 2006 ha partecipato alle manifestazioni: "Omaggio a Ibsen-Amalfi", "Pianeta Donna" - Palazzo Barberini in Roma", "Expo Pisa" e ha esposto a Torino (Villa Tesoriera), Ferrara, Salsomaggiore.
Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private di personaggi celebri. Di lei ha parlato la critica più importante.
E-mail: lorellamandis@virgilio.it

Lorella Mandis cattura le espressioni dei volti femminili, mettendo in pratica lo scientismo degli studiosi (che affermano di poter connotare il profondo "io" celato in noi e nelle nostre espressioni), superando col pennello quello stuolo di psicologi, sociologi e negromanti, che da decenni vantano qualche logica spiegazione al comportamento umano.
Nei volti, di solito, l'"io" si sdoppia, si triplica, si moltiplica, si incarna in situazioni paradossali, fuggendo ad ogni connotazione possibile.
Unico sciamano capace di evocarlo è l'artista, che con le sue intuizioni ci può suggerire la variegata moltiplicità del singolo essere.
I volti di Lorella Mandis lasciano trasparire una grande tensione, comunicano uno stato d'animo inquieto e provocano una reazione emotiva molto forte.
Sono volti che esistono solo nella fantasia dell'artista? Non credo! Credo, invece, che in quei volti ci sia molto di autobiografico, non dal punto di vista somatico, ma da quello introspettico.
Anche se si assomigliano, in quei volti c'è sempre una storia diversa, una storia senza epilogo, che deve concludere di volta in volta lo spettatore, analizzando a fondo quei visi, per dare loro un'espressione definita.
Quei volti sono come delle fotografie colte in un momento particolare durante un'animata discussione o dopo aver assistito a qualcosa di stupefacente; fotogrammi che hanno fissato quell'istante di sorpresa, di sbigottimento, di angoscia, di passione, mai di gioia, perché essa (mi auguro) arriverà qualche momento dopo o c'è già stata quelche momento prima. Il volto femminile è il fulcro della ricerca pittorica di Lorella Mandis, che assimila la vita del singolo a quella della società in cui viviamo, con le sue paure e le speranze.
Sono volti carichi di spiritualità e umanità che indagano sulla condizione della donna nel nostro tempo e sulle violenze che continuiamo ad usarle.
I tratti sono caratterizzati da una pennellata forte, dinamica, vibrante, autoritaria, gestuale, che ha come risultato una pittura istintiva ed espressionista.
Un luogo comune che va sfatato, con la pittura della Mandis, è quello che dice: "gli occhi sono lo specchio dell'anima". Niente di più falso, perché in occhi dolci si può celare uno spirito malvagio e viceversa.
I volti di Lorella Mandis sono spesso senza occhi, diventano "maschere" che danno il senso della tensione, creato anche dal livido pallore dei colori, soprattutto di quel bianco avorio usato per raffigurare in ogni particolare anche i difetti.
I volti della Mandis non hanno la tranquillità del volto della Gioconda, non sono i ritratti del rinascimento fiorentino, ma di quelli della nostra epoca, più vicini, psicologicamente, a Bacon.
Sono volti fra il sublime e l'inquietante, volti che a volte sembrano materializzare un incubo e l'artista li dipinge quasi in modo "maniacale", per indurci a riflettere sugli aspetti della vita attraverso un ritratto, della differenza che passa tra un volto originale visto per strada e la sua raffigurazione.
E' il dipinto che diventa il vero specchio dell'anima e rivela quei tratti che l'originale vivente non mostra mai apertamente. Queste sensazioni si provano anche dai titoli delle opere:"Maschera N.1 e N.2", "Ritratto N.3", "Bocca di Rosa" (come il titolo di una famosa canzone del mio amico Fabrizio De Andrè, con la quale canzone egli, sarcasticamente, si identificava), "Biancaneve", "Nuova identità N.1 e N.2", "Il vuoto".
Queste opere si presentano allo spettatore "non con gli occhi", ma "con l'anima" ed io insisto ancora sul fatto che Lorella Mandis, essendo un'attenta osservatrice di sé stessa, dipinge tutti quei volti (come faceva Schiele con i suoi numerosi autoritratti) per indagare, ricercare e, finalmente, trovare l'Ego di sé stessa.



Eraldo Di Vita  
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