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Gino Gini / Fernanda Fedi

Fernanda Fedi, nata nel 1940, vive ed opera a Milano. Ha compiuto gli studi artistici a Milano e Bologna, dove si laurea al DAMS, corsi di perfezionamento in "Museologia e Museografia", alla facoltà di Architettura di Milano e in "Arte Terapia" alla Civica Scuola del Comune di Milano.
Oltre alla propria attività artistica si occupa di didattica rivolta anche ai disabili.
Dopo una lunga ricerca nel campo strutturale (1968-1978), (Quadriennale di Roma del 1975), l'artista attraversa un periodo concettuale in cui domina l'idea di assenza (1979-1982), (Biennale di San Paolo in Brasile del 1981), passa alla scrittura-segno, quale gesto di memoria/mente.
La scrittura-segno-calligrafia, sintomo di un diosagio interiore, viene spesso associata alla musica, alla poesia, all'arcaico e alla scrittura etrusca.Hobbies: violino e studio del suono in generale.

Gino Gini, nato a Milano nel 1939 ha frequentato il Liceo Artistico e l'Accademia di BB.AA di Brera.
Dal 1976 lavora sul rapporto tra immagine e parola, prima con esperienze d'ordine seriale dove la parola assume valenze didascaliche sulla citazioine colta dell'arte (the mythical image).
Successivamente componenti più narrative ed un uso diverso della parola e della scrittura pongono il suo lavoro nell'area della Narrative Art.
Di quesrto periodo è un complesso ciclo di opere dal titolo "Viaggio in Italia".
In questa direzione concettuale narrativa si definiscono una serie di Progetti, Ipotesi, Percorsi, Situazioni e altro sul tema del "Viaggio" e successivamente del "Volo".
In questi ultimi anni l'artista lavora sul progetto "Esercizi di pittura" che si sviluppa in cicli che vanno dal "Volo Barocco" al "Cielo sopra lo studio".

Segni, scritture e didascalie dell'ineffabile

Quanto il tema della manifestazioine sacrale della parola scritta possa essere distante dalla concretezza del sapere pratico che contrassegna la nostra epoca e quanto possa essere vasto, fino alla perdita di identità o allo sgomento, era ben chiaro ai due protagonisti di questa mostra fin dalla sua iniziale impostazione.
D'altra parte, credo di poter affermare che questo argomento, piuttosto che un traguardo postosi dagli artisti lungo la pista di un'operazione progettata, sia da vedere forse come un dato di fatto, come un carattere del lavoro già da tempo intrapreso e largamente sviluppato nel corso dell'ultimo ventennio.
E' come se la riflessione (fatta insieme d'una aspirazione, ma anche di un tormento, di un dubbio) sul sacro si fosse imposta agli occhi "pensanti" di Fernanda Fedi e Gino Gini quale la più estrema e la più esatta delle categorie di autoanalisi del proprio lavoro. Una sfida e un rischio, dunque, ma senza autocompiacimento nè arrroganza: un rischio calcolato e in qualche modo reso ineludibile dalla sostanza evocativa e poetica dell'opera.

Per la Fedi il segno-scrittura costituisce l'approdo di un diversificato percorso creativo che dall'interesse strutturale del suo iniziale astrattismo geometrico-modulare l'ha portata, tra la fine degli anni Settanta e i primissimi Ottanta ad una rielaborazione dei temi della superficie e dello spazio nella chiave di un concettualismo analitico (omissis).
Sul versante opposto Fernanda Fedi propone espliciti riferimenti archeologici e antropologici, dove la genesi del formato (le taviolette, i trittici ad altarolo e le piccole steli della serie Lineare, allineate in mostra a costituire una vera e propria installazione) e del segno individuale dell'artista, ripercorre per allusioni, lo sviluppo storico del linguaggio scritto, a partire dalle possibili origini magiche o, almeno, mitico-rituali.

Gino Gini affronta da pittore colto il problema del combattimento tra la parola e l'immagine, così come altri protagonisti delle ricerche verbo-visuali italiane della neoavanguardia l'hanno affrontato a partire dalla roccaforte della ricerca poetico-letteraria. Inizialmente il confronto sembra incentrarsi su un'articolazione gerarchica tesa ad evidenziare problematicamente la diffusione (ma nache l'inevitabile banalizzazione) dei modelli della tradizione artistica rinascimentale:mentre l'indice, la cifra, il segno diagrammatico e, infine, la didascalia appaiono come i figuranti di una simulazione (quasi una pantomima) logico-semantica, che, più che chiarire, ribadisce l'enigma essenziale della figura.Le soluzioni formali e lo spirito ermeneutico di queste sue tavole d'enciclopedia, con il loro convincente e tempestivo parallelismo rispetto agli esiti coevi della narrative-art internazionale, conducono immediatamente ad una approfondita presa di coscienza dell'autore-interprete, che si sente motivato a corrispondere all'interrogazione delle opere del passato con un più diretto e dichiarato coinvolgimento della propria personalità d'individuo.(omissis).

Ogni carta e ogni tavola si qualificano dunque, in questa mostra, come elementi di uno sviluppo non lineare, ma coerente, come formelle di una narrazione a singhiozzo. E l'impressione è rafforzata, se mai servisse, dalla lunga dedizione dimostrata da tempo da entrambi gli artisti nei confronti della forma libro. nelle più diverse declinazioni del libro-opera o del libro-d'artista.

Giorgio Zanchetti
Università degli Studi di Milano




Fedi, Gini e il nuovo sistema di relazioni

Conosco Fernanda Fedi e Gino Gini da oltre un ventennio e so quanto la loro arte sia stata linguisticamante rivoluzionaria e quanto abbia riflettuto nel tempo una grande tensione spirituale assai meglio di qualunque altra forma artistica.
I due artisti, uniti nella vita di ogni giorno e nell'arte, si sono mossi, con piede nomade, tra le pieghe di movimenti e tendenze contrastanti, appropriandosi intellettualmente di quanto ritenevano "utile" all'interno del nuovo contesto, dando un contributo determinante al superamento del formalismo.
Fernanda Fedi e Gino Gini propongono nuovi miti attraverso un linguaggio che partendo dalla sua primordialità diventa evocativo, poi propositivo, risolvendosi in immagini percorse da un'inquietudine quasi espressionista; un linguaggio pittorico dove è di fondamentale importanza la dimensione della memoria e della sedimentazione del ricordo.
Fedi e Gini si esprimono attraverso linguaggi differenti, ma che indagano le stesse tematiche: Fernanda Fedi attua una comunicazione primordiale sintonizzata sul tempo del mito attraverso le sue immagini arcaiche (vedi "Steli etrusche" o "Alphabets and writing"), mentre Gino Gini propone una visione emblematica della cronaca quotidiana, facendo assurgere i fatti ad archetipi di una condizione universale (vedi "Il cielo sopra lo studio", o "Prova di volo N.59").
Questi due artisti hanno, coerenntemente, voluto "inventare" qualcosa di nuovo, sottraendo la forma alle precedenti catalogazioni e creando un "nuovo sistema di relazioni".

Eraldo Di Vita
OPERE
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G. Gini
1
G. Gini
2
G. Gini
3
G. Gini
Il cielo sopra
G. Gini
Il cielo sopra lo studio n.8
G. Gini
6
F. Fedi
Ecriture 1
F. Fedi
Ecriture 2
F. Fedi
Sudario/Scritture
F. Fedi
Pensieri e musiche nascoste
F. Fedi
Scrittura 5
F. Fedi
Steli etrusche
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